Care Amiche ed Amici, siamo lieti di invitarvi agli insegnamenti che si terranno al Centro dal 11 a l 14 marzo “Piantare semi di felicità: coltivare le azioni virtuose”.
Questo il Programma:
lunedì 11 marzo ore 20,00-22,00
martedì 12 marzo ore 20,00-22.00
mercoledì 13 marzo ore 20,00-22,00
giovedì 14 marzo ore 20,00-22,00
insegnamenti ad offerta libera
Un Maestro della Nuova Generazione: Geshe Thubten Sherab
Sono nato nel 1967 in un piccolo villaggio di circa duecento abitanti, nella provincia di Manang, che si trova nell’ovest del Nepal. Poiché i miei genitori avevano cinque figli, desideravano che almeno uno o due di loro entrassero in monastero: è un onore e un modo di accumulare merito per la famiglia. I miei genitori furono in disaccordo su chi dovesse entrare in monastero, io o il mio fratello più giovane, e alla fine decisero per quest’ultimo.
Lo portarono al Monastero di Kopan, ma Lama Yeshe lo rifiutò, dicendo che era troppo giovane (nonostante avesse accettato altri della stessa età). Suppongo che in questa vita egli non avesse il karma di essere monaco. Allora i miei genitori portarono me da Lama Yeshe, che mi accettò. Così io ebbi il karma.
A quell’epoca non ero contrario a diventare monaco, ma allo stesso tempo non era una mia decisione. Più o meno era come quando andai a scuola. A circa diciotto anni, come un normale teenager, ebbi molti disagi, non sapendo se per me fosse meglio continuare o restituire l’ordinazione. Ma in seguito, poco prima di andare a Sera, decisi fermamente che essere per sempre un monaco era il modo in cui avrei trascorso la mia vita. Forse tutto questo accadde quando diventai, nella mia mente, un monaco completamente ordinato. Stavo camminando, allora, con uno dei miei insegnanti, il compianto Geshe Jampa, da Kathmandu a Kopan. Mi diceva che gli abitanti della provincia di Manang erano estremamente devoti, ma sembravano privi di comprensione del Dharma. Mi disse che sarebbe stato bene se avessi potuto aiutarli a capire di più.
Questo discorso ebbe un grande impatto su di me e mi nacque il desiderio di andare a Sera e studiare in profondità.
Inoltre, ebbi l’opportunità di incontrare Geshe eccellenti come Geshe Jampa Gyatso e Geshe Doga, che vennero a insegnare a Kopan, oltre al compianto Geshe Jampa e, naturalmente, Lama Yeshe e Lama Zopa Rinpoche, Lama Lhundrup e Geshe Lama Konchog. Tutti questi maestri mi ispirarono davvero a studiare. Ebbi un gran rispetto per loro; erano un esempio, per me, come Michael Jackson lo era per i teenager di quel periodo.
Studiai nel Monastero di Sera Je per il livello di Geshe, dal 1987 al 2000. Adesso sono felice di aver preso quella decisione e sono grato ai miei maestri per la loro guida. Provo gratitudine per i miei genitori, specialmente per non avermi sostenuto nel difficile periodo in cui volevo restituire l’ordinazione.
Ciò che mi ha influenzato grandemente, in quel periodo e da allora, è stato trascorrere il tempo vicino ai miei maestri e osservare come praticano e come si comportano nella vita quotidiana. Un esempio che la maggior parte dei lettori di Mandala
[rivista americana dell’FPMT, ndt] capiranno è stare vicini a Lama Zopa Rinpoche. E’ così ispirante vedere come Rinpoche pratica e impiega il suo tempo. Un’ispirazione simile sono stati i miei maestri di Sera.
Dopo aver completato i miei studi di Geshe, andai al Gyume Tantric College per un anno e in seguito fui inviato negli Stati Uniti ad aiutare l’FPMT International Office, ad insegnare al gruppo di studio, al centro in Taos (New Messico) e anche a Santa Fe. Rimasi negli U.S.A per due anni e mezzo e poi tornai nel Nepal. Ero stato bene negli U.S.A e in parte non ero sicuro di voler tornare nel Nepal. Alla fine decisi di tornare altrimenti, pensai: “ Se non vado adesso, resterò bloccato qui per sempre”.
Il mio ruolo nel Monastero di Kopan è quello di direttore. Ciò comporta più responsabilità rispetto ai direttori precedenti perché il ruolo si è molto ampliato. Complessivamente, sono responsabile dell’educazione, della supervisione e dei principi di tre aree di Kopan: la scuola, la formazione nel dibattito e la formazione nel tantra.
Il ruolo di un Geshe nella società tibetana è insegnare il Dharma e condividere la propria conoscenza nei monasteri, nelle scuole e in mezzo ai laici, ma penso che, sfortunatamente, questo non accade a sufficienza né dalla parte dei Geshe né dalla parte dei laici. I tibetani laici non sono come gli occidentali, che vogliono imparare il Dharma in profondità: sono meramente soddisfatti nel fare le kora (circoambulazioni), intonare preghiere, fare offerte, ecc. Si spera che la generazione più giovane dei tibetani vorrà imparare il Dharma più profondamente.
Da parte dei Geshe, forse dobbiamo dare di più in termine di tempo ai tibetani laici, specialmente dove non c’è molto reddito, tra i poveri, in luoghi come la Mongolia, il Nepal e parte dell’India. Penso anche che non possiamo dare per scontato che la gente dovrebbe rispettarci perché siamo Geshe. Per ricevere rispetto dalla gente a livello internazionale, dobbiamo lavorare sodo con la nostra pratica e le nostre qualità, invece di avere la mera etichetta di ‘Geshe’.
E’ sicuro che dobbiamo pensare in modo più ampio ai modi di beneficiare più persone, che siano buddhiste o no. La mia opinione è che non ha importanza se una persona segue il modo tradizionale di pratica né se è buddhista o no. Possiamo condividere con loro così tanti aspetti positivi del Dharma! Abbiamo un sincero bisogno di rispettare tutto delle tradizioni religiose, non con la bocca, ma con il cuore. Abbiamo Sua Santità il Dalai Lama come esempio nel trattare con rispetto le altre religioni.
Abbiamo anche bisogno di capire la cultura e la psicologia occidentali in modo che, noi Geshe, si possa essere più efficaci e portare più beneficio. Come Geshe, tuttavia, non dovremmo prenderci troppe libertà nel cambiare il modo tradizionale del Dharma nell’affrontare le cose, solo perché non è adatto al modo degli occidentali o perché non piace loro. Non dobbiamo pensare a risultati immediati ma a un beneficio a lungo termine.
Per i principianti nel Dharma, la cosa più importante è cercare di integrare lo studio con la pratica. Potete vedere come chi è preso soltanto dallo studio, che è solo intellettuale, in tal caso diventi molto arido nel cuore. Queste persone conoscono le cose come un computer, sanno tutto, ma niente tocca il loro cuore. Questo tipo di individui diventa molto arrogante e tende a guardare dall’alto in basso le altre persone con minori conoscenze.
Esistono anche casi in cui qualcuno non studia, pensando che tutto ciò che ha bisogno di fare sia la pratica. Ma come si può praticare se non si studia? Senza studiare, inoltre, un insegnante sbagliato può indurre in errore facilmente, approfittarsi degli studenti e sfruttarli. Voglio precisare che questa è la mia opinione personale e non implica critiche verso nessuno.
Per concludere, la mia richiesta agli studenti è di integrare studio e pratica, come hanno sempre consigliato Sua Santità il Dalai Lama e Lama Zopa Rinpoche.
Intervista e trascrizione di Frank Brocks, Monastero di Kopan, 10 feb. 2007.
Dalla rivista Mandala, aprile/maggio 2007
Per info info@taracittamani.it
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Care Amiche ed Amici, siamo lieti di invitarvi agli insegnamenti che si terranno al Centro dal 11 a l 14 marzo “Piantare semi di felicità: coltivare le azioni virtuose”.
Questo il Programma:
lunedì 11 marzo ore 20,00-22,00
martedì 12 marzo ore 20,00-22.00
mercoledì 13 marzo ore 20,00-22,00
giovedì 14 marzo ore 20,00-22,00
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Un Maestro della Nuova Generazione: Geshe Thubten Sherab
Sono nato nel 1967 in un piccolo villaggio di circa duecento abitanti, nella provincia di Manang, che si trova nell’ovest del Nepal. Poiché i miei genitori avevano cinque figli, desideravano che almeno uno o due di loro entrassero in monastero: è un onore e un modo di accumulare merito per la famiglia. I miei genitori furono in disaccordo su chi dovesse entrare in monastero, io o il mio fratello più giovane, e alla fine decisero per quest’ultimo.
Lo portarono al Monastero di Kopan, ma Lama Yeshe lo rifiutò, dicendo che era troppo giovane (nonostante avesse accettato altri della stessa età). Suppongo che in questa vita egli non avesse il karma di essere monaco. Allora i miei genitori portarono me da Lama Yeshe, che mi accettò. Così io ebbi il karma.
A quell’epoca non ero contrario a diventare monaco, ma allo stesso tempo non era una mia decisione. Più o meno era come quando andai a scuola. A circa diciotto anni, come un normale teenager, ebbi molti disagi, non sapendo se per me fosse meglio continuare o restituire l’ordinazione. Ma in seguito, poco prima di andare a Sera, decisi fermamente che essere per sempre un monaco era il modo in cui avrei trascorso la mia vita. Forse tutto questo accadde quando diventai, nella mia mente, un monaco completamente ordinato. Stavo camminando, allora, con uno dei miei insegnanti, il compianto Geshe Jampa, da Kathmandu a Kopan. Mi diceva che gli abitanti della provincia di Manang erano estremamente devoti, ma sembravano privi di comprensione del Dharma. Mi disse che sarebbe stato bene se avessi potuto aiutarli a capire di più.
Questo discorso ebbe un grande impatto su di me e mi nacque il desiderio di andare a Sera e studiare in profondità.
Inoltre, ebbi l’opportunità di incontrare Geshe eccellenti come Geshe Jampa Gyatso e Geshe Doga, che vennero a insegnare a Kopan, oltre al compianto Geshe Jampa e, naturalmente, Lama Yeshe e Lama Zopa Rinpoche, Lama Lhundrup e Geshe Lama Konchog. Tutti questi maestri mi ispirarono davvero a studiare. Ebbi un gran rispetto per loro; erano un esempio, per me, come Michael Jackson lo era per i teenager di quel periodo.
Studiai nel Monastero di Sera Je per il livello di Geshe, dal 1987 al 2000. Adesso sono felice di aver preso quella decisione e sono grato ai miei maestri per la loro guida. Provo gratitudine per i miei genitori, specialmente per non avermi sostenuto nel difficile periodo in cui volevo restituire l’ordinazione.
Ciò che mi ha influenzato grandemente, in quel periodo e da allora, è stato trascorrere il tempo vicino ai miei maestri e osservare come praticano e come si comportano nella vita quotidiana. Un esempio che la maggior parte dei lettori di Mandala
[rivista americana dell’FPMT, ndt] capiranno è stare vicini a Lama Zopa Rinpoche. E’ così ispirante vedere come Rinpoche pratica e impiega il suo tempo. Un’ispirazione simile sono stati i miei maestri di Sera.
Dopo aver completato i miei studi di Geshe, andai al Gyume Tantric College per un anno e in seguito fui inviato negli Stati Uniti ad aiutare l’FPMT International Office, ad insegnare al gruppo di studio, al centro in Taos (New Messico) e anche a Santa Fe. Rimasi negli U.S.A per due anni e mezzo e poi tornai nel Nepal. Ero stato bene negli U.S.A e in parte non ero sicuro di voler tornare nel Nepal. Alla fine decisi di tornare altrimenti, pensai: “ Se non vado adesso, resterò bloccato qui per sempre”.
Il mio ruolo nel Monastero di Kopan è quello di direttore. Ciò comporta più responsabilità rispetto ai direttori precedenti perché il ruolo si è molto ampliato. Complessivamente, sono responsabile dell’educazione, della supervisione e dei principi di tre aree di Kopan: la scuola, la formazione nel dibattito e la formazione nel tantra.
Il ruolo di un Geshe nella società tibetana è insegnare il Dharma e condividere la propria conoscenza nei monasteri, nelle scuole e in mezzo ai laici, ma penso che, sfortunatamente, questo non accade a sufficienza né dalla parte dei Geshe né dalla parte dei laici. I tibetani laici non sono come gli occidentali, che vogliono imparare il Dharma in profondità: sono meramente soddisfatti nel fare le kora (circoambulazioni), intonare preghiere, fare offerte, ecc. Si spera che la generazione più giovane dei tibetani vorrà imparare il Dharma più profondamente.
Da parte dei Geshe, forse dobbiamo dare di più in termine di tempo ai tibetani laici, specialmente dove non c’è molto reddito, tra i poveri, in luoghi come la Mongolia, il Nepal e parte dell’India. Penso anche che non possiamo dare per scontato che la gente dovrebbe rispettarci perché siamo Geshe. Per ricevere rispetto dalla gente a livello internazionale, dobbiamo lavorare sodo con la nostra pratica e le nostre qualità, invece di avere la mera etichetta di ‘Geshe’.
E’ sicuro che dobbiamo pensare in modo più ampio ai modi di beneficiare più persone, che siano buddhiste o no. La mia opinione è che non ha importanza se una persona segue il modo tradizionale di pratica né se è buddhista o no. Possiamo condividere con loro così tanti aspetti positivi del Dharma! Abbiamo un sincero bisogno di rispettare tutto delle tradizioni religiose, non con la bocca, ma con il cuore. Abbiamo Sua Santità il Dalai Lama come esempio nel trattare con rispetto le altre religioni.
Abbiamo anche bisogno di capire la cultura e la psicologia occidentali in modo che, noi Geshe, si possa essere più efficaci e portare più beneficio. Come Geshe, tuttavia, non dovremmo prenderci troppe libertà nel cambiare il modo tradizionale del Dharma nell’affrontare le cose, solo perché non è adatto al modo degli occidentali o perché non piace loro. Non dobbiamo pensare a risultati immediati ma a un beneficio a lungo termine.
Per i principianti nel Dharma, la cosa più importante è cercare di integrare lo studio con la pratica. Potete vedere come chi è preso soltanto dallo studio, che è solo intellettuale, in tal caso diventi molto arido nel cuore. Queste persone conoscono le cose come un computer, sanno tutto, ma niente tocca il loro cuore. Questo tipo di individui diventa molto arrogante e tende a guardare dall’alto in basso le altre persone con minori conoscenze.
Esistono anche casi in cui qualcuno non studia, pensando che tutto ciò che ha bisogno di fare sia la pratica. Ma come si può praticare se non si studia? Senza studiare, inoltre, un insegnante sbagliato può indurre in errore facilmente, approfittarsi degli studenti e sfruttarli. Voglio precisare che questa è la mia opinione personale e non implica critiche verso nessuno.
Per concludere, la mia richiesta agli studenti è di integrare studio e pratica, come hanno sempre consigliato Sua Santità il Dalai Lama e Lama Zopa Rinpoche.
Intervista e trascrizione di Frank Brocks, Monastero di Kopan, 10 feb. 2007.
Dalla rivista Mandala, aprile/maggio 2007
Per info info@taracittamani.it
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Care Amiche ed Amici, siamo lieti di invitarvi agli insegnamenti che si terranno al Centro dal 11 a l 14 marzo “Piantare semi di felicità: coltivare le azioni virtuose”.
Questo il Programma:
lunedì 11 marzo ore 20,00-22,00
martedì 12 marzo ore 20,00-22.00
mercoledì 13 marzo ore 20,00-22,00
giovedì 14 marzo ore 20,00-22,00
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Un Maestro della Nuova Generazione: Geshe Thubten Sherab
Sono nato nel 1967 in un piccolo villaggio di circa duecento abitanti, nella provincia di Manang, che si trova nell’ovest del Nepal. Poiché i miei genitori avevano cinque figli, desideravano che almeno uno o due di loro entrassero in monastero: è un onore e un modo di accumulare merito per la famiglia. I miei genitori furono in disaccordo su chi dovesse entrare in monastero, io o il mio fratello più giovane, e alla fine decisero per quest’ultimo.
Lo portarono al Monastero di Kopan, ma Lama Yeshe lo rifiutò, dicendo che era troppo giovane (nonostante avesse accettato altri della stessa età). Suppongo che in questa vita egli non avesse il karma di essere monaco. Allora i miei genitori portarono me da Lama Yeshe, che mi accettò. Così io ebbi il karma.
A quell’epoca non ero contrario a diventare monaco, ma allo stesso tempo non era una mia decisione. Più o meno era come quando andai a scuola. A circa diciotto anni, come un normale teenager, ebbi molti disagi, non sapendo se per me fosse meglio continuare o restituire l’ordinazione. Ma in seguito, poco prima di andare a Sera, decisi fermamente che essere per sempre un monaco era il modo in cui avrei trascorso la mia vita. Forse tutto questo accadde quando diventai, nella mia mente, un monaco completamente ordinato. Stavo camminando, allora, con uno dei miei insegnanti, il compianto Geshe Jampa, da Kathmandu a Kopan. Mi diceva che gli abitanti della provincia di Manang erano estremamente devoti, ma sembravano privi di comprensione del Dharma. Mi disse che sarebbe stato bene se avessi potuto aiutarli a capire di più.
Questo discorso ebbe un grande impatto su di me e mi nacque il desiderio di andare a Sera e studiare in profondità.
Inoltre, ebbi l’opportunità di incontrare Geshe eccellenti come Geshe Jampa Gyatso e Geshe Doga, che vennero a insegnare a Kopan, oltre al compianto Geshe Jampa e, naturalmente, Lama Yeshe e Lama Zopa Rinpoche, Lama Lhundrup e Geshe Lama Konchog. Tutti questi maestri mi ispirarono davvero a studiare. Ebbi un gran rispetto per loro; erano un esempio, per me, come Michael Jackson lo era per i teenager di quel periodo.
Studiai nel Monastero di Sera Je per il livello di Geshe, dal 1987 al 2000. Adesso sono felice di aver preso quella decisione e sono grato ai miei maestri per la loro guida. Provo gratitudine per i miei genitori, specialmente per non avermi sostenuto nel difficile periodo in cui volevo restituire l’ordinazione.
Ciò che mi ha influenzato grandemente, in quel periodo e da allora, è stato trascorrere il tempo vicino ai miei maestri e osservare come praticano e come si comportano nella vita quotidiana. Un esempio che la maggior parte dei lettori di Mandala
[rivista americana dell’FPMT, ndt] capiranno è stare vicini a Lama Zopa Rinpoche. E’ così ispirante vedere come Rinpoche pratica e impiega il suo tempo. Un’ispirazione simile sono stati i miei maestri di Sera.
Dopo aver completato i miei studi di Geshe, andai al Gyume Tantric College per un anno e in seguito fui inviato negli Stati Uniti ad aiutare l’FPMT International Office, ad insegnare al gruppo di studio, al centro in Taos (New Messico) e anche a Santa Fe. Rimasi negli U.S.A per due anni e mezzo e poi tornai nel Nepal. Ero stato bene negli U.S.A e in parte non ero sicuro di voler tornare nel Nepal. Alla fine decisi di tornare altrimenti, pensai: “ Se non vado adesso, resterò bloccato qui per sempre”.
Il mio ruolo nel Monastero di Kopan è quello di direttore. Ciò comporta più responsabilità rispetto ai direttori precedenti perché il ruolo si è molto ampliato. Complessivamente, sono responsabile dell’educazione, della supervisione e dei principi di tre aree di Kopan: la scuola, la formazione nel dibattito e la formazione nel tantra.
Il ruolo di un Geshe nella società tibetana è insegnare il Dharma e condividere la propria conoscenza nei monasteri, nelle scuole e in mezzo ai laici, ma penso che, sfortunatamente, questo non accade a sufficienza né dalla parte dei Geshe né dalla parte dei laici. I tibetani laici non sono come gli occidentali, che vogliono imparare il Dharma in profondità: sono meramente soddisfatti nel fare le kora (circoambulazioni), intonare preghiere, fare offerte, ecc. Si spera che la generazione più giovane dei tibetani vorrà imparare il Dharma più profondamente.
Da parte dei Geshe, forse dobbiamo dare di più in termine di tempo ai tibetani laici, specialmente dove non c’è molto reddito, tra i poveri, in luoghi come la Mongolia, il Nepal e parte dell’India. Penso anche che non possiamo dare per scontato che la gente dovrebbe rispettarci perché siamo Geshe. Per ricevere rispetto dalla gente a livello internazionale, dobbiamo lavorare sodo con la nostra pratica e le nostre qualità, invece di avere la mera etichetta di ‘Geshe’.
E’ sicuro che dobbiamo pensare in modo più ampio ai modi di beneficiare più persone, che siano buddhiste o no. La mia opinione è che non ha importanza se una persona segue il modo tradizionale di pratica né se è buddhista o no. Possiamo condividere con loro così tanti aspetti positivi del Dharma! Abbiamo un sincero bisogno di rispettare tutto delle tradizioni religiose, non con la bocca, ma con il cuore. Abbiamo Sua Santità il Dalai Lama come esempio nel trattare con rispetto le altre religioni.
Abbiamo anche bisogno di capire la cultura e la psicologia occidentali in modo che, noi Geshe, si possa essere più efficaci e portare più beneficio. Come Geshe, tuttavia, non dovremmo prenderci troppe libertà nel cambiare il modo tradizionale del Dharma nell’affrontare le cose, solo perché non è adatto al modo degli occidentali o perché non piace loro. Non dobbiamo pensare a risultati immediati ma a un beneficio a lungo termine.
Per i principianti nel Dharma, la cosa più importante è cercare di integrare lo studio con la pratica. Potete vedere come chi è preso soltanto dallo studio, che è solo intellettuale, in tal caso diventi molto arido nel cuore. Queste persone conoscono le cose come un computer, sanno tutto, ma niente tocca il loro cuore. Questo tipo di individui diventa molto arrogante e tende a guardare dall’alto in basso le altre persone con minori conoscenze.
Esistono anche casi in cui qualcuno non studia, pensando che tutto ciò che ha bisogno di fare sia la pratica. Ma come si può praticare se non si studia? Senza studiare, inoltre, un insegnante sbagliato può indurre in errore facilmente, approfittarsi degli studenti e sfruttarli. Voglio precisare che questa è la mia opinione personale e non implica critiche verso nessuno.
Per concludere, la mia richiesta agli studenti è di integrare studio e pratica, come hanno sempre consigliato Sua Santità il Dalai Lama e Lama Zopa Rinpoche.
Intervista e trascrizione di Frank Brocks, Monastero di Kopan, 10 feb. 2007.
Dalla rivista Mandala, aprile/maggio 2007
Per info info@taracittamani.it
[/fusion_builder_row][/fusion_builder_container]
Care Amiche ed Amici, siamo lieti di invitarvi agli insegnamenti che si terranno al Centro dal 11 a l 14 marzo “Piantare semi di felicità: coltivare le azioni virtuose”.
Questo il Programma:
lunedì 11 marzo ore 20,00-22,00
martedì 12 marzo ore 20,00-22.00
mercoledì 13 marzo ore 20,00-22,00
giovedì 14 marzo ore 20,00-22,00
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Un Maestro della Nuova Generazione: Geshe Thubten Sherab
Sono nato nel 1967 in un piccolo villaggio di circa duecento abitanti, nella provincia di Manang, che si trova nell’ovest del Nepal. Poiché i miei genitori avevano cinque figli, desideravano che almeno uno o due di loro entrassero in monastero: è un onore e un modo di accumulare merito per la famiglia. I miei genitori furono in disaccordo su chi dovesse entrare in monastero, io o il mio fratello più giovane, e alla fine decisero per quest’ultimo.
Lo portarono al Monastero di Kopan, ma Lama Yeshe lo rifiutò, dicendo che era troppo giovane (nonostante avesse accettato altri della stessa età). Suppongo che in questa vita egli non avesse il karma di essere monaco. Allora i miei genitori portarono me da Lama Yeshe, che mi accettò. Così io ebbi il karma.
A quell’epoca non ero contrario a diventare monaco, ma allo stesso tempo non era una mia decisione. Più o meno era come quando andai a scuola. A circa diciotto anni, come un normale teenager, ebbi molti disagi, non sapendo se per me fosse meglio continuare o restituire l’ordinazione. Ma in seguito, poco prima di andare a Sera, decisi fermamente che essere per sempre un monaco era il modo in cui avrei trascorso la mia vita. Forse tutto questo accadde quando diventai, nella mia mente, un monaco completamente ordinato. Stavo camminando, allora, con uno dei miei insegnanti, il compianto Geshe Jampa, da Kathmandu a Kopan. Mi diceva che gli abitanti della provincia di Manang erano estremamente devoti, ma sembravano privi di comprensione del Dharma. Mi disse che sarebbe stato bene se avessi potuto aiutarli a capire di più.
Questo discorso ebbe un grande impatto su di me e mi nacque il desiderio di andare a Sera e studiare in profondità.
Inoltre, ebbi l’opportunità di incontrare Geshe eccellenti come Geshe Jampa Gyatso e Geshe Doga, che vennero a insegnare a Kopan, oltre al compianto Geshe Jampa e, naturalmente, Lama Yeshe e Lama Zopa Rinpoche, Lama Lhundrup e Geshe Lama Konchog. Tutti questi maestri mi ispirarono davvero a studiare. Ebbi un gran rispetto per loro; erano un esempio, per me, come Michael Jackson lo era per i teenager di quel periodo.
Studiai nel Monastero di Sera Je per il livello di Geshe, dal 1987 al 2000. Adesso sono felice di aver preso quella decisione e sono grato ai miei maestri per la loro guida. Provo gratitudine per i miei genitori, specialmente per non avermi sostenuto nel difficile periodo in cui volevo restituire l’ordinazione.
Ciò che mi ha influenzato grandemente, in quel periodo e da allora, è stato trascorrere il tempo vicino ai miei maestri e osservare come praticano e come si comportano nella vita quotidiana. Un esempio che la maggior parte dei lettori di Mandala
[rivista americana dell’FPMT, ndt] capiranno è stare vicini a Lama Zopa Rinpoche. E’ così ispirante vedere come Rinpoche pratica e impiega il suo tempo. Un’ispirazione simile sono stati i miei maestri di Sera.
Dopo aver completato i miei studi di Geshe, andai al Gyume Tantric College per un anno e in seguito fui inviato negli Stati Uniti ad aiutare l’FPMT International Office, ad insegnare al gruppo di studio, al centro in Taos (New Messico) e anche a Santa Fe. Rimasi negli U.S.A per due anni e mezzo e poi tornai nel Nepal. Ero stato bene negli U.S.A e in parte non ero sicuro di voler tornare nel Nepal. Alla fine decisi di tornare altrimenti, pensai: “ Se non vado adesso, resterò bloccato qui per sempre”.
Il mio ruolo nel Monastero di Kopan è quello di direttore. Ciò comporta più responsabilità rispetto ai direttori precedenti perché il ruolo si è molto ampliato. Complessivamente, sono responsabile dell’educazione, della supervisione e dei principi di tre aree di Kopan: la scuola, la formazione nel dibattito e la formazione nel tantra.
Il ruolo di un Geshe nella società tibetana è insegnare il Dharma e condividere la propria conoscenza nei monasteri, nelle scuole e in mezzo ai laici, ma penso che, sfortunatamente, questo non accade a sufficienza né dalla parte dei Geshe né dalla parte dei laici. I tibetani laici non sono come gli occidentali, che vogliono imparare il Dharma in profondità: sono meramente soddisfatti nel fare le kora (circoambulazioni), intonare preghiere, fare offerte, ecc. Si spera che la generazione più giovane dei tibetani vorrà imparare il Dharma più profondamente.
Da parte dei Geshe, forse dobbiamo dare di più in termine di tempo ai tibetani laici, specialmente dove non c’è molto reddito, tra i poveri, in luoghi come la Mongolia, il Nepal e parte dell’India. Penso anche che non possiamo dare per scontato che la gente dovrebbe rispettarci perché siamo Geshe. Per ricevere rispetto dalla gente a livello internazionale, dobbiamo lavorare sodo con la nostra pratica e le nostre qualità, invece di avere la mera etichetta di ‘Geshe’.
E’ sicuro che dobbiamo pensare in modo più ampio ai modi di beneficiare più persone, che siano buddhiste o no. La mia opinione è che non ha importanza se una persona segue il modo tradizionale di pratica né se è buddhista o no. Possiamo condividere con loro così tanti aspetti positivi del Dharma! Abbiamo un sincero bisogno di rispettare tutto delle tradizioni religiose, non con la bocca, ma con il cuore. Abbiamo Sua Santità il Dalai Lama come esempio nel trattare con rispetto le altre religioni.
Abbiamo anche bisogno di capire la cultura e la psicologia occidentali in modo che, noi Geshe, si possa essere più efficaci e portare più beneficio. Come Geshe, tuttavia, non dovremmo prenderci troppe libertà nel cambiare il modo tradizionale del Dharma nell’affrontare le cose, solo perché non è adatto al modo degli occidentali o perché non piace loro. Non dobbiamo pensare a risultati immediati ma a un beneficio a lungo termine.
Per i principianti nel Dharma, la cosa più importante è cercare di integrare lo studio con la pratica. Potete vedere come chi è preso soltanto dallo studio, che è solo intellettuale, in tal caso diventi molto arido nel cuore. Queste persone conoscono le cose come un computer, sanno tutto, ma niente tocca il loro cuore. Questo tipo di individui diventa molto arrogante e tende a guardare dall’alto in basso le altre persone con minori conoscenze.
Esistono anche casi in cui qualcuno non studia, pensando che tutto ciò che ha bisogno di fare sia la pratica. Ma come si può praticare se non si studia? Senza studiare, inoltre, un insegnante sbagliato può indurre in errore facilmente, approfittarsi degli studenti e sfruttarli. Voglio precisare che questa è la mia opinione personale e non implica critiche verso nessuno.
Per concludere, la mia richiesta agli studenti è di integrare studio e pratica, come hanno sempre consigliato Sua Santità il Dalai Lama e Lama Zopa Rinpoche.
Intervista e trascrizione di Frank Brocks, Monastero di Kopan, 10 feb. 2007.
Dalla rivista Mandala, aprile/maggio 2007
Per info info@taracittamani.it
Cari Amici, sono aperte le iscrizioni per il prossimo incontro di : “Alla scoperta del Buddhismo 2024”.
Queste le date dei primi sei appuntamenti:
20-21 Gennaio
24-25 Febbraio
23-24 Marzo
13-14 Aprile
4-5 Maggio
22-23 Giugno
orario del sabato 15,00-18,00
orario della domenica 10,00-13,00
il percorso è seguible anche tramite zoom
per info e iscrizioni scrivere a segreteria@taracittamani.it
Scarica qui il modulo per l’iscrizione
Presentazione del percorso
Alla scoperta del buddhismo é un programma di studio e pratica di circa due anni che presenterà gli stadi del sentiero verso l’illuminazione (lam rim), secondo la tradizione Tibetana, in un modo comprensibile e accessibile. Creato dalla FPMT, Fondazione per la preservazione della tradizione Mahayana, il corso vuol fare conoscere il buddhismo mahayana, tramandato dai lama del Tibet, come Sua Santità il Dalai Lama, Lama Zopa Rinpoce, Lama Yesce, e Ghesce Champa Ghiatso, sia a persone alla prima esperienza, sia a chi già conosce questa tradizione e desidera approfondirla in modo sistematico.
Impegnandosi in questo programma, potrete fare esperienza degli insegnamenti del Buddha nella vita quotidiana e nella meditazione, e sarete stimolati a scoprire dentro di voi le potenzialità per rendere la vita più ricca e significativa. Sebbene ogni appuntamento verta su un argomento specifico, e possa quindi rappresentare un’utile esperienza a sé stante, è tuttavia consigliabile la partecipazione all’intero programma. In questo modo si potrà mantenere una linearità di percorso che consenta di fare un’esperienza più completa e, volendo, di accedere agevolmente a corsi più avanzati.
Alla scoperta del buddhismo è soprattutto una buona mappa iniziale per muoversi nella vita in modo diverso, più profondo e liberatorio. Ai partecipanti viene fornito un ampio materiale di studio, estratto dagli insegnamenti dei più grandi maestri e al termine di ogni appuntamento viene consegnata una serie di domande scritte.Ogni argomento si conclude in un fine settimana. Quindi, durante l’intervallo tra un incontro e l’altro, tramite il materiale ricevuto e l’approfondimento sui testi indicati nella bibliografia consigliata, gli studenti possono continuare nel loro lavoro.
Al termine del successivo corso in calendario, essi hanno la possibilità di impegnarsi in un esame scritto riguardante l’argomento dell’incontro precedente. Si tratta di un esame facoltativo. Ci sarà la possibilità di avere un certificato consegnato dall’FPMT per completare il corso, a chi fa tutto quanto richiesto (corsi, ritiri, esami, e le pratiche dell’integrazione del 14° modulo del corso).
Alla Scoperta del Buddhismo è aperto a tutti gli interessati e a nessuno verrà chiesto di diventare buddhista.
Qui di seguito l’elenco degli argomenti trattati:
ALLA SCOPERTA DEL BUDDHISMO
1. LA LIBERAZIONE DALLA SOFFERENZA: SAMSARA E NIRVANA (20-21 gennaio e 24-25 febbraio) – studiamo cosa sono le quattro nobili realtà e i dodici anelli del sorgere dipendente.
2. APPARENZA E REALTÀ: LA SAGGEZZA DELLA VACUITÀ E DEL SORGERE DIPENDENTE (23-24 marzo, 13-14 aprile e 18-19 maggio) – la comprensione della vacuità di esistenza intrinseca dell’io e di tutti i fenomeni è indispensabile per porre fine alla sofferenza e alle sue cause. Si indaga il significato profondo della vacuità, commentando anche il Sutra del cuore.
3. RIFUGIO NEI TRE GIOIELLI: BUDDHA, DHARMA E SANGHA (22-23 giugno) – qual è il senso del prendere rifugio nei Tre Gioielli (Buddha, Dharma e Sangha).
4. LA MENTE E IL SUO POTENZIALE – si esamina cos’è la mente nella tradizione buddhista, qual è la sua natura, quali tipi di mente coltivare e quali abbandonare per trovare un’autentico benessere.
5. INTRODUZIONE ALLA MEDITAZIONE – sono esposte le tecniche basilari e il significato dei vari tipi di meditazione (meditazione concentrativa e meditazione analitica).
6. LA MENTE COME CREATORE: TUTTO SUL KARMA – si esaminano i vari aspetti del karma e la sua importanza nella vita quotidiana.
7. IL SENTIERO VERSO L’ILLUMINAZIONE – si presenta un panorama dell’intero sentiero verso l’illuminazione secondo il buddhismo tibetano.
8. IL FLUSSO DELLA VITA: LA MORTE E LA RINASCITA – si riflette sulla morte, sul processo del morire e sulla rinascita.
9. BODHICITTA: LA MENTE DELL’ILLUMINAZIONE – studiamo come generare la mente altruistica dell’illuminazione e qual è la sua importanza.
10. L’ADDESTRAMENTO MENTALE: COME AFFRONTARE I PROBLEMI CON SERENITA’ – i problemi e le situazioni difficili possono essere usati per eliminare l’egocentrismo e sviluppare le proprie qualità interiori.
11. MEDITAZIONE SUL LAM RIM: STABILIRE UNA PRATICA QUOTIDIANA – come stabilire una pratica quotidiana efficace.
12. TRASFORMARE LA NOSTRA REALTA’: INTRODUZIONE AL TANTRA – che cos’è il tantra, le varie classi di tantra, il significato dell’iniziazione e della pratica tantrica.
13. L’IMPORTANZA DEL MAESTRO SPIRITUALE NEL SENTIERO BUDDHISTA – si esamina il ruolo del maestro nel sentiero spirituale e la relazione tra maestro e discepolo.
Orari:
-sabato dalle 15,00 alle 18,00 e domenica dalle 10,00 alle 12,30
per informazioni e iscrizioni scrivere a: segreteria@taracittamani.it
Gabriele Piana ha svolto un dottorato di ricerca in filosofia sull’opera di Jacques Derrida, ha insegnato filosofia al liceo e all’Università come ricercatore di filosofia morale, traducendo testi, collaborando alla stesura di dizionari e manuali scolastici, scrivendo articoli e alcuni libri. Ha preso parte a due Masters Program in studi filosofici buddhisti presso l’Istituto Lama Tzong Khapa, nel 2008-2013 come studente e nel 2015-2021 come insegnante assistente, alternando lo studio e l’insegnamento con brevi ritiri di meditazione e nel 2020 con un anno di ritiro individuale. A partire dal 2010 tiene numerosi corsi (tra questi, Basic Program, Alla scoperta del Buddhismo, Le meditazioni buddhiste, I quattro incommensurabili, Amore e saggezza: gli addestramenti mentali, La filosofia buddhista) e guida ritiri di meditazione presso l’Istituto Lama Tzong Khapa e diversi centri FPMT. Insegna al Master in Neuroscienze, Mindfulness e Pratiche Contemplative presso l’Università di Pisa, al Master in Meditazione e Neuroscienze presso l’Università di Udine e al Master in Contemplative Studies presso l’Università di Padova.
Cari Amici, sono aperte le iscrizioni per il prossimo incontro di : “Alla scoperta del Buddhismo 2024”.
Queste le date dei primi sei appuntamenti:
20-21 Gennaio
24-25 Febbraio
23-24 Marzo
13-14 Aprile
4-5 Maggio
22-23 Giugno
orario del sabato 15,00-18,00
orario della domenica 10,00-13,00
il percorso è seguible anche tramite zoom
per info e iscrizioni scrivere a segreteria@taracittamani.it
Scarica qui il modulo per l’iscrizione
Presentazione del percorso
Alla scoperta del buddhismo é un programma di studio e pratica di circa due anni che presenterà gli stadi del sentiero verso l’illuminazione (lam rim), secondo la tradizione Tibetana, in un modo comprensibile e accessibile. Creato dalla FPMT, Fondazione per la preservazione della tradizione Mahayana, il corso vuol fare conoscere il buddhismo mahayana, tramandato dai lama del Tibet, come Sua Santità il Dalai Lama, Lama Zopa Rinpoce, Lama Yesce, e Ghesce Champa Ghiatso, sia a persone alla prima esperienza, sia a chi già conosce questa tradizione e desidera approfondirla in modo sistematico.
Impegnandosi in questo programma, potrete fare esperienza degli insegnamenti del Buddha nella vita quotidiana e nella meditazione, e sarete stimolati a scoprire dentro di voi le potenzialità per rendere la vita più ricca e significativa. Sebbene ogni appuntamento verta su un argomento specifico, e possa quindi rappresentare un’utile esperienza a sé stante, è tuttavia consigliabile la partecipazione all’intero programma. In questo modo si potrà mantenere una linearità di percorso che consenta di fare un’esperienza più completa e, volendo, di accedere agevolmente a corsi più avanzati.
Alla scoperta del buddhismo è soprattutto una buona mappa iniziale per muoversi nella vita in modo diverso, più profondo e liberatorio. Ai partecipanti viene fornito un ampio materiale di studio, estratto dagli insegnamenti dei più grandi maestri e al termine di ogni appuntamento viene consegnata una serie di domande scritte.Ogni argomento si conclude in un fine settimana. Quindi, durante l’intervallo tra un incontro e l’altro, tramite il materiale ricevuto e l’approfondimento sui testi indicati nella bibliografia consigliata, gli studenti possono continuare nel loro lavoro.
Al termine del successivo corso in calendario, essi hanno la possibilità di impegnarsi in un esame scritto riguardante l’argomento dell’incontro precedente. Si tratta di un esame facoltativo. Ci sarà la possibilità di avere un certificato consegnato dall’FPMT per completare il corso, a chi fa tutto quanto richiesto (corsi, ritiri, esami, e le pratiche dell’integrazione del 14° modulo del corso).
Alla Scoperta del Buddhismo è aperto a tutti gli interessati e a nessuno verrà chiesto di diventare buddhista.
Qui di seguito l’elenco degli argomenti trattati:
ALLA SCOPERTA DEL BUDDHISMO
1. LA LIBERAZIONE DALLA SOFFERENZA: SAMSARA E NIRVANA (20-21 gennaio e 24-25 febbraio) – studiamo cosa sono le quattro nobili realtà e i dodici anelli del sorgere dipendente.
2. APPARENZA E REALTÀ: LA SAGGEZZA DELLA VACUITÀ E DEL SORGERE DIPENDENTE (23-24 marzo, 13-14 aprile e 18-19 maggio) – la comprensione della vacuità di esistenza intrinseca dell’io e di tutti i fenomeni è indispensabile per porre fine alla sofferenza e alle sue cause. Si indaga il significato profondo della vacuità, commentando anche il Sutra del cuore.
3. RIFUGIO NEI TRE GIOIELLI: BUDDHA, DHARMA E SANGHA (22-23 giugno) – qual è il senso del prendere rifugio nei Tre Gioielli (Buddha, Dharma e Sangha).
4. LA MENTE E IL SUO POTENZIALE – si esamina cos’è la mente nella tradizione buddhista, qual è la sua natura, quali tipi di mente coltivare e quali abbandonare per trovare un’autentico benessere.
5. INTRODUZIONE ALLA MEDITAZIONE – sono esposte le tecniche basilari e il significato dei vari tipi di meditazione (meditazione concentrativa e meditazione analitica).
6. LA MENTE COME CREATORE: TUTTO SUL KARMA – si esaminano i vari aspetti del karma e la sua importanza nella vita quotidiana.
7. IL SENTIERO VERSO L’ILLUMINAZIONE – si presenta un panorama dell’intero sentiero verso l’illuminazione secondo il buddhismo tibetano.
8. IL FLUSSO DELLA VITA: LA MORTE E LA RINASCITA – si riflette sulla morte, sul processo del morire e sulla rinascita.
9. BODHICITTA: LA MENTE DELL’ILLUMINAZIONE – studiamo come generare la mente altruistica dell’illuminazione e qual è la sua importanza.
10. L’ADDESTRAMENTO MENTALE: COME AFFRONTARE I PROBLEMI CON SERENITA’ – i problemi e le situazioni difficili possono essere usati per eliminare l’egocentrismo e sviluppare le proprie qualità interiori.
11. MEDITAZIONE SUL LAM RIM: STABILIRE UNA PRATICA QUOTIDIANA – come stabilire una pratica quotidiana efficace.
12. TRASFORMARE LA NOSTRA REALTA’: INTRODUZIONE AL TANTRA – che cos’è il tantra, le varie classi di tantra, il significato dell’iniziazione e della pratica tantrica.
13. L’IMPORTANZA DEL MAESTRO SPIRITUALE NEL SENTIERO BUDDHISTA – si esamina il ruolo del maestro nel sentiero spirituale e la relazione tra maestro e discepolo.
Orari:
-sabato dalle 15,00 alle 18,00 e domenica dalle 10,00 alle 12,30
per informazioni e iscrizioni scrivere a: segreteria@taracittamani.it
Gabriele Piana ha svolto un dottorato di ricerca in filosofia sull’opera di Jacques Derrida, ha insegnato filosofia al liceo e all’Università come ricercatore di filosofia morale, traducendo testi, collaborando alla stesura di dizionari e manuali scolastici, scrivendo articoli e alcuni libri. Ha preso parte a due Masters Program in studi filosofici buddhisti presso l’Istituto Lama Tzong Khapa, nel 2008-2013 come studente e nel 2015-2021 come insegnante assistente, alternando lo studio e l’insegnamento con brevi ritiri di meditazione e nel 2020 con un anno di ritiro individuale. A partire dal 2010 tiene numerosi corsi (tra questi, Basic Program, Alla scoperta del Buddhismo, Le meditazioni buddhiste, I quattro incommensurabili, Amore e saggezza: gli addestramenti mentali, La filosofia buddhista) e guida ritiri di meditazione presso l’Istituto Lama Tzong Khapa e diversi centri FPMT. Insegna al Master in Neuroscienze, Mindfulness e Pratiche Contemplative presso l’Università di Pisa, al Master in Meditazione e Neuroscienze presso l’Università di Udine e al Master in Contemplative Studies presso l’Università di Padova.